I fumetti sono una parte importante e illuminante di qualsiasi cultura. Hanno la capacità, in un numero anche abbastanza contenuto di pagine, di trasmettere al lettore una quantità incredibile di informazioni, spingendolo ad aprire ogni volta nuove porte.
In questo articolo vorrei suggerirvi la lettura di quattro fumetti di autori coreani che mi hanno arricchita e fatta affezionare ancora di più alla cultura coreana.
Tutti e quattro raccontano momenti significativi della storia della Corea, direttamente o indirettamente, attraverso esperienze personali, cosa che rende ancor più profonda la narrazione.
Ma andiamo con ordine…
Il primo, il mio preferito:
Banned Book Club
Sceneggiatura: Kim Hyun Sook, Ryan Estrada
Artista: Ko Hyung Ju
Pubblicato da Iron Circus Comics 2020
È il 1983 durante la Quinta Repubblica della Corea del Sud, un regime militare che ha radicato il suo potere attraverso la censura, la tortura e l’omicidio dei manifestanti. In questo teso clima politico una giovane
ragazza di nome Kim Hyun Sook cerca conforto nei libri. Quando il bel direttore del giornale scolastico la invita a unirsi al suo gruppo di lettura, lei si aspetta di parlare di Moby Dick, Amleto o de La lettera
scarlatta. Invece, si ritrova nascosta in uno scantinato come membro di un club di libri proibiti. Comincia a scoprire il piacere di leggere le grandi opere della letteratura illecita, ma l’euforia è presto scalzata dalla
paura e dalla crescente violenza del contesto politico. Come reagirà Kim Hyun Sook a tutto questo? È qui che risplende il potere della narrazione a fumetti. Una volta finito il volume vi ritroverete a volerne
sapere di più.
Leggetelo.
Celine & Ella ; Dear my gravity (셀린 & 엘라 ; 디어 마이 그랩ㅣ티)
Artista: Miba
Sceneggiatura: Josh Prigge
Libri illustrati Woodpark 2018
Bao Publishing 2019 Trad Mary Lou Emberti Gialloreti
Attraverso l’amicizia delle due protagoniste, provenienti entrambe da contesti difficili, il romanzo affronta indirettamente questioni fondamentali, come il sentimento di diversità, inclusione sociale,
disorientamento, difficoltà ad accettare la disabilità, senso di inadeguatezza. A diciassette anni, incerte sul proprio futuro, Celine ed Ella, che da anni frequentano la stessa scuola e continuano a studiarsi da lontano, trovano finalmente l’occasione e il coraggio di parlarsi. Nasce così un’amicizia immediata, istintiva, radicata nella delicatezza e nel rispetto con cui ognuno di loro riesce a superare le rispettive armature. Entrambe,
infatti, sono gravate da un’esperienza traumatica che le blocca, le tiene ancorate alle proprie paure: questa è la gravità menzionata nel titolo. Inizialmente vissuta come un’inibizione ma poi rielaborata grazie a una
nuova prospettiva: il dolore che hanno vissuto non è stato solo un peso, ma le ha arricchite rendendole quelle che sono. Infatti, il punto e virgola nel sottotitolo non è un errore: nella comunità internazionale
simboleggia un lutto affrontato, il superamento di un trauma, la capacità sopravvivere ai momenti bui della propria vita. Attraverso questo segnale condiviso si ricorda al lettore che c’è sempre la possibilità di aggiungere qualcosa a una frase che sembra finita, un invito a non arrendersi quando le cose si fanno difficili.
Celine & Ella nasce nell’ambito di un più ampio progetto grafico e narrativo, che trae esplicitamente ispirazione – come rivela la postfazione degli autori – dall’esperienza biografica di Josh Prigge, adottato negli Stati Uniti da bambino e tornato in Corea del Sud solo come un adulto.
Le malerbe
Autrice: Keum Suk Gendry-Kim
Bori Publishing Co. 2017
Bao Publishing 2019 Trad Mary Lou Emberti Gialloreti
Corea, Busan 1934. Yi Okseon è una bambina povera che vuole solo andare a scuola per imparare le cose belle di questo mondo. Lo stesso mondo che non è stato generoso con lei e la sua numerosa famiglia, povera e affamata, la cui unica preoccupazione è sopravvivere. La situazione è così disperata da costringere i genitori a vendere la propria figlia a una famiglia senza figli che gestisce un ristorante a Udon, facendola passare per un’adozione. Almeno non mancherà il cibo, pensa la mamma. Almeno posso andare a scuola, pensa Okseon. Inizia invece una storia di sventura e dolore. Una storia vera che inizia nel 1942, quando Yi Okseon viene venduta ancora una volta ai proprietari di una taverna di Ulsan e poi deportata insieme ad
altre ragazze nel nord-est della Cina, nel cuore dei territori occupati dall’esercito giapponese. È un pezzo di storia coreana che vale la pena scoprire.
Nineteen (열아홉)
Ancco (앙꼬)
Sai Comics 2007
Drawn & Quarterly 2020
Traduzione Janet Hong “Nineteen”
Ancco è lo pseudonimo di Choi Kyung-jin 최경진.
“Il mio vero nome è Choi Kyung Jin, quando ho deciso di usare Ancco non sapevo che sarei diventato nota con questo nome. Da piccola mia sorella studiava cinese e continuava a ripetere “ancco” che significa “assurdità”. Mi piaceva il suono e quindi ho adottato questa parola come nome. Qualche anno dopo un editore cinese mi disse che “ancco” non esiste nella sua lingua… Il nome quindi non nasce da un significato, ma dall’entusiasmo che ho provato nel sentire questa parola.”
Da un’intervista su Fumettologica.it. (25 novembre 2018)
Ancco ha iniziato a pubblicare diari a fumetti nel 2002, riscuotendo subito successo, conquistando il pubblico con la sua immediatezza e onestà. In “Nineteen” ripercorre la propria tumultuosa adolescenza, alternandosi alla prospettiva di sua madre ventenne. Le lotte di una madre rispecchiano quelle di sua figlia.
I giudizi superficiali fanno più male in un certo periodo della vita, quando ancora non sappiamo chi siamo. Che si tratti di amici, familiari, animali o persino di un estraneo su Internet, le storie di Nineteen trasudano
generosità e amore, ma sono anche immerse nel malessere e nella confusione della giovinezza. Nineteen è una perfetta capsula del tempo di una vita in transizione, sospesa tra il desiderio di crescere e la
paura che lo accompagna. Questa è la mia piccola (per ora) lista di fumetti per immergersi nella storia e nella cultura coreana attraverso alcuni artisti di grande talento.