Dopo la playlist natalizia dedicata all’elettronica torniamo a proporvi qualche ascolto dalla scena indie coreana con questa seconda playlist dal titolo “The woman in you”.
Una scelta di canzoni che abbiamo deciso di condividere in occasione di “Narrazioni femminili”, il ciclo di webinar dedicato alle figure femminili protagoniste dei movimenti sociali e femministi della Corea del Sud a partire dagli anni ‘70 e ‘80 che avrà inizio l’8 febbraio.
Si tratta di undici brani di altrettanti gruppi nei quali le donne sono al centro e le loro voci sono la “voce” dell’intera band. Quasi 50 minuti di musica che spaziano dal post e math rock allo shoegaze, dal blues al punk e dal folk al garage rock. A legarli insieme undici voci femminili, ognuna diversa, ognuna con la propria personalità.
I gruppi in playlist:
HUCKLEBERRYFINN
Hanno iniziato nel 1997 e sono una delle band della prima generazione del k-indie.
SAY SUE ME
Si ispirano al surf-rock e sono di Busan. Nel 2019 hanno ricevuto 5 nomination ai Korean Music Award e hanno vinto in 2 categorie.
DABDA
Si considerano una band “Pastel Psychedelic” che mescola post-rock, lirismo e sonorità sognanti.
SE SO NEON
Hanno debuttato nel 2017 e da subito hanno riscontrato grande successo. La loro musica è influenzata da blues, rock psichedelico, new wave e synth pop.
BOSUDONGCOOLER
Il loro è un rock dalle tinte indie e folk. A novembre 2021 hanno pubblicato il loro primo album “Sand”.
JAURIM
Il trio di Seoul ha pubblicato il primo album nel 1997 e questo fa di loro una delle band storiche dell’indie rock coreano.
TIERPARK
Si definiscono una “dreamgaze noise rock band” e uniscono lirismo coreano e rock occidentale.
TRPP
Nel loro album di debutto hanno mescolato elementi shoegaze, garage, British e indie pop.
LOVEHOLIC
Band attiva tra il 2002 e il 2012, in dieci anni di carriera nell’alternative rock coreano hanno realizzato sei album.
COTOBA
Math-rock e post-rock direttamente da Seoul.
BILLY CARTER
Hanno iniziato in due, ora sono in quattro. Al rock, blues e garage del primo album, nel secondo hanno aggiunto anche un bel po’ di post-punk.
Immagine di testata: Billy Carter – foto di Kim Youngjun