Nella scena indie rock coreana, i PAKK sin dal loro esordio nel 2014 si sono ritagliati uno spazio importante, con il loro mix di metal, post rock e grunge. Il trio composto da Kim Dae-inn, Park Hyun-seok, Kim Tae-ho, ha debuttato con l’album Salpuri apprezzato dalla critica e premiato come uno dei migliori album metal & hardcore ai Korean Music Awards del 2018.
Oggi abbiamo incontrato il cantante e chitarrista Kim Dae-inn.
I vostri due album “살풀이” (Salpuri) e “칠가살” (Chigasal) hanno una struttura simile che prevede
un inizio con un pezzo non musicale e una conclusione con un brano decisamente tranquillo rispetto
alla forza dei pezzi precedenti. Come mai questa scelta?
Iniziando dall’EP “곡소리” (Goksori), passando per gli album “살풀이” (Salpuri) e “칠가살”
(Chigasal), si può dire che c’è un filo conduttore che li unisce tutti in un’unica grande narrazione.
Per quanto riguarda la struttura da voi menzionata, questa è giustamente più evidente in “살풀이”
(Salpuri) e “칠가살” (Chigasal). Quando realizziamo un album lavoriamo come se dovessimo girare
un film. Pensiamo alla prima traccia come al main title, cioè alla musica di apertura del film, mentre
l’ultima traccia è quella di accompagnamento dei crediti finali. Gli album sono essenzialmente pieni
di suoni rumorosi e forti, per questo abbiamo deciso di impostare come ultimo brano dei pezzi
relativamente calmi e tranquilli.
Nei vostri album le canzoni sembrano anelli di un’unica catena, ognuna è perfettamente collegata
alla precedente e alla successiva. In che modo lavorate alla costruzione del percorso musicale che
volete far fare a chi vi ascolta?
In parte abbiamo già risposto sopra a questa domanda, il nostro intento è quello di dare all’ascoltare
la sensazione di stare assistendo ad un meraviglioso film. Per questa ragione lavoriamo ai brani ed
alla loro sequenza all’interno dell’album, ordinandoli in un grande disegno. Ci sforziamo perché ciò
non risulti forzato ma, tutt’altro, che fluisca nel modo più naturale possibile.
Nell’annunciare l’uscita del nuovo album avete fatto riferimento alla pandemia e, in effetti, le
sonorità di “칠가살” (Chigasal) sono molto più dure e cupe rispetto a quelle del primo album. Come
ha influito la pandemia nel vostro processo artistico e compositivo?
A causa di questa pandemia inaspettata molte persone attualmente stanno soffrendo. Tuttavia, c’è
anche chi sta sfruttando questa situazione per i suoi scopi, infliggendo dolore al prossimo. È la
rabbia verso questi esseri che ritroverete nel nostro ultimo album, insieme alle ferite e alla tristezza
di chi sta subendo questi soprusi. Tutto ciò è riscontrabile anche nella scelta del titolo “칠가살”
(Chigasal).
Potete parlarci della scelta del titolo del vostro nuovo album? Come mai “칠가살” (Chigasal) e qual
è il suo significato?
“칠가살” (Chigasal), in caratteri cinesi 七可殺, è una espressione che indica le “sette categorie di
persone che meritavano la morte”, secondo il movimento per l’indipendenza della nazione e per il
partito anti-giapponese che voleva liberarsi dei coreani che sostenevano l’impero nipponico durante
l’era coloniale (la Corea è stata occupata dall’impero giapponese dal 1910 al 1945). Anche oggi, in
quest’epoca di pandemia, ho potuto ritrovare 7 categorie degne d’essere punite, per questo abbiamo
scelto “칠가살” (Chigasal) come titolo dell’album. Questo, però, in caratteri cinesi si scrive七可煞,
abbiamo sostituito l’ultimo carattere 殺 con 煞, per creare un senso di continuità con l’album
“살풀이” (Salpuri). Le parole pronunciate nella prima traccia spiegano il titolo dell’album, le riporto
di seguito:
“Sono giunti gli umani deboli,
Sono quegli idioti che compiono continuamente atti stolti,
Sono quegli stupidi, incapaci di essere onesti,
Sono quegli illusi che commettono errori di cui non si sanno disfare.
Senza ritegno si perdono in perversioni brutali e malvagie,
Sono persone di un orgoglio smisurato
Che possono essere divisi in 7 tipi, denominati “Chigasal”:
Coloro i quali commettono violenza sui bambini,
Coloro i quali conquistano la fiducia altrui con le menzogne,
Coloro i quali feriscono il prossimo con le mani o con la lingua,
Coloro i quali giocano con la vita delle persone,
Coloro i quali stigmatizzano il prossimo diffondendo false voci,
Coloro i quali trasformano in criminali gli innocenti,
Ed infine coloro i quali diffondono epidemie.
La vita è per sua natura qualcosa di prezioso, ma a questi esseri null’altro si addice se non la morte.
Che senza pietà scenda su di loro il giudizio,
Che la vita ed il cuore innocente di chi è stato ferito venga confortato,
Con cuore sincero… Pregiamo, pregiamo, preghiamo, preghiamo…”
Potete parlarci dei video delle vostre canzoni? Traete ispirazione dai dipinti sciamanici? Al momento
ne avete realizzati tre e si discostano tutti dai classici video musicali per l’uso che è stato fatto
dell’animazione e della video arte.
Per l’ultimo album abbiamo realizzato due video musicali, uno per il brano “Prematurely” (요) ed un
altro per “Infectious Guest” (손). “Prematurely” e’ stato realizzato dal media artist Salgat (살갗),
che ha rigirato e rieditato per noi un suo vecchio cortometraggio. Per “Infectious Guest” abbiamo usato l’art work dell’album, facendo così un video animato. L’art work di quest’ultimo album non e’
ispirato soltanto ai “musindo” (무신도), i dipinti sciamanici, ma trae ispirazione da diversi altri tipi
di dipinti ed immagini, tra questi vanno sicuramente elencate le opere di Hieronymus Bosch.
Tuttavia, ciò che ci premeva di più era esprimere la nostra identità coreana.
Nelle vostre canzoni ci sono molti riferimenti allo sciamanismo. Anche l’artwork dei vostri album
rimanda a cerimonie sciamaniche e religiose. Com’è è nato questo interesse verso le tradizioni
sciamaniche e spiritualistiche e come vi ispirano?
Sin da quando siamo piccoli ci affascinano il sovrannaturale, il mistero e l’occulto. Fenomeni che
non si possono spiegare scientificamente, che fanno paura, che giacciono in un enigma. Parlo di cose
incredibili come anche le “Sette Meraviglie del Mondo”. Lo sciamanismo porta con sé simili
sensazioni. Si scacciano fantasmi usando amuleti e vengono performati i rituali “gut” (굿), esorcismi
ecc… Si tratta di qualcosa difficile da spiegare, ma che indubbiamente esiste… E credo che il
personale amore che proviamo verso queste cose confluisca naturalmente nella musica dei Pakk.
A dir il vero non ci siamo mai stati, ma crediamo che anche la Torre di Pisa sia qualcosa di
estremamente sorprendente.
Quali sono i gruppi coreani e stranieri che più hanno influenzato la vostra musica?
Sono così tante le band ed i cantanti che ci hanno influenzati che è difficile elencarli tutti.
Comunque, se ne devo scegliere una, personalmente direi che i Nirvana di Kurt Cobain sono la band
che mi ha influenzato di più. Penso che devo ringraziare i Nirvana se ho iniziato a fare musica, e se
oggi sono qui a fare questa intervista. Ovviamente anche gli altri membri della band hanno i loro
rispettivi cantanti preferiti, ma a prescindere dalle influenze, siamo molto fieri di poter dire di avere
una certa originalità.
Ho avuto la fortuna di vedervi live durante il Zandari Festa di qualche anno fa. Come avete vissuto
questo periodo lontano dal palco e quanto ha influito sulla scena musicale indie in Corea questo anno
di pandemia?
La pandemia è stato un problema per tanti artisti ed anche noi abbiamo dovuto rallentare la nostra
attività. A causa di questa situazione, il tempo da poter trascorrere con la band si è ridotto
drasticamente. Saltuariamente ci siamo incontrati attraverso degli spettacoli online, ma mancava
quella sinergia che si ottiene nell’esibirsi insieme sul palco. Mi chiedo quanti altri musicisti coreani
abbiano vissuto simili esperienze. Anche se non abbiamo potuto esibirci molto, ogni settimana ci siamo visti per suonare insieme, investendo molto tempo nel lavoro ed alla fine siamo riusciti a completare il secondo album.
Il mercato musicale continua a cambiare velocemente e in modo analogo anche la modalità con cui
poter ascoltare musica. Una delle piattaforme online più importanti è senza dubbio Spotify che da
quest’anno è presente anche in Corea. Spesso le persone si dividono tra coloro che vedono in essa
un’opportunità e chi invece, vorrebbe rimanere ancorato al suono ruvido e imperfetto dei vinili. Qual
è la vostra opinione a riguardo sia da fruitori che creatori di musica?
Vediamo in maniera estremamente positiva queste nuove tecnologie. Le ritengo innovazioni enormi
perché in grado di connettere i musicisti di una determinata nazione con gli ascoltatori del mondo
intero. Da ragazzino io dipendevo esclusivamente dalla radio, ma oggi viviamo in un’epoca in cui
con un click puoi accedere alla musica di qualsiasi Paese su questa terra. Tuttavia mi chiedo se
queste piattaforme online stiano dando il giusto compenso ai produttori di musica. Chiaramente, su
questo punto ritengo che siano necessari dei cambiamenti.
State organizzando un tour per la promozione del nuovo album “칠가살” (Chigasal)? Avete mai
pensato di venire in Europa per qualche tappa?
Teniamo molto alla programmazione dei tour ma attualmente, a causa del corona virus, organizzarli
è difficile. Comunque, abbiamo intenzione di andare in tour non appena la situazione migliorerà.
Non siamo mai stati in tour in Europa, ma semmai ricevessimo un invito per esibirci in Italia
accetteremmo con immensa gioia.