Il k-drama sulla danza che insegna a non porre limiti ai propri sogni
Settembre porta sempre un po’ di malinconia con sé. Anche da adulti resta quel senso di fine e di nuovo inizio che ci aveva accompagnato durante i tanti anni di scuola. Le giornate si accorciano, l’aria si rinfresca, sempre più spesso nuvole fanno capolino ad ingrigire un sole che oramai non brucia più. Non è tanto il nuovo inizio a renderci malinconici, ogni nuovo inizio è sempre qualcosa di intenso, che ci travolge e porta via con sé, piuttosto è la fine, questo periodo di transizione, che inevitabilmente ci fa riflettere, ci porta a fare una somma: com’è andata questa estate? Ci porteremo qualcosa con noi nei prossimi freddi mesi a venire? E cosa rimarrà incastonato solo in un ricordo?
In questo stato d’animo mi sono imbattuta su Netflix in un K-drama che ha ciò di cui in questo momento sentivo il bisogno: la capacità di toccare temi profondi ma con delicatezza e poesia (qualcosa in cui i coreani sono eccelsi maestri) e di far riflettere su questioni importanti. Il drama in questione è Navillera, di solo 10 episodi (pochi se pensiamo ai soliti 16 episodi, a volte anche 20, dei telefilm coreani), un gioiello in grado di coccolarci l’anima.
Navillera racconta di una toccante storia di amicizia tra due uomini amanti della danza classica, Chae-rok (interpretato dal giovane ma ormai già amatissimo Song Kang, che abbiamo precedentemente avuto modo di apprezzare in Sweet Home e che in questi giorni sta facendo parlare di se’ per il drama Nevertheless, anch’esso disponibile su Netflix), un giovane e talentuoso ballerino di 23 anni con una complicata storia familiare, e Shim Deok-chul (Park In-hwan), un settantenne che ha dedicato tutta la sua vita alla famiglia, affrontando le tante difficoltà finanziarie in cui versano i membri del ceto sociale medio-basso coreano, e che decide di coltivare il suo sogno, ovvero danzare, prima che sia troppo tardi e che il suo corpo non glielo permetta più. Il drama ci mette di fronte a tutta una serie di personaggi secondari, per la maggior parte parenti o amici dei due protagonisti, ed attraverso essi possiamo scorgere quelli che sono i sogni, le paure, i desideri, le preoccupazioni dei membri di una società che spesso viene descritta come estremamente severa, a volte ingiusta.
Particolarmente interessante è il personaggio di Shim Eun-ho, nipote di Shim Deok-chul, una ragazza che inizia ad approcciarsi al mondo del lavoro con l’unica aspirazione di trovare il posto giusto, il posto di lavoro che il padre ha sperato per lei sin da piccola e per il quale ha esercitato una enorme pressione sulla figlia, tanto che questa non ha mai avuto il tempo per sviluppare delle passioni personali al di là dello studio. Il fallimento nell’ottenere il bramato impiego in una azienda di prestigio la porterà finalmente ad interrogarsi su sé stessa e a provare a decidere per la sua vita. Attraverso questo personaggio e le sue problematiche viene rappresentata quella che è la situazione di tanti giovani in Corea del Sud (e non solo), sommersi da una pressione sociale quasi annichilente. Anche se solo un personaggio secondario, Eun-ho si inserisce bene nel grande disegno di questo drama per la sua capacità di completarlo: Navillera ci racconta della grande forza dei sogni, dell’importanza delle passioni nella nostra vita, di come non ci sia età o altro limite, nemmeno una malattia debilitante come l’Alzheimer, per dare alla nostra vita un senso attraverso ciò che ci fa sentire vivi; tuttavia esistono anche persone che arrancano nel trovare un qualcosa in grado di farle bruciare con ardore. Questa situazione è sicuramente diffusa a livello globale, ma risulta particolarmente evidente in quei Paesi dove la pressione sociale è particolarmente elevata. Persino Suga, membro di quell’enorme fenomeno globale qual è la band dei BTS, ha affrontato l’argomento nella canzone “So Far Away”.
Se da una parte abbiamo la pressione sociale a premere su questi personaggi, dall’altra vi è il legame di affetto ed amicizia che li unisce, quell’umano sentimento di profonda affezione che i coreani chiamano “jŏng” e che rappresenta il carburante, la forza che li spinge avanti, che li sostiene nei momenti di fragilità ed impedisce loro di cadere e perdere le speranze anche di fronte alle più grandi avversità.
Come tanti altri K-drama di recente realizzazione, Navillera è tratto da una webtoon (fumetto in formato digitale) di successo, che potete leggere in inglese scaricando la app Webtoon. Da essa è stato tratto anche un musical, una cui registrazione è presente su YouTube. Piccola curiosità: il titolo Navillera è tratto dalla poesia “Sŭngmu” (La danza della monaca buddhista) di Cho Chi-hun, scrittore vissuto nella prima metà del ‘900. In questa poesia il poeta utilizza il neologismo “nabillera” (in realtà il suono “v” non esiste nella lingua coreana) col significato di “come una farfalla”, dove “nabi” vuol dire appunto “farfalla”.