PEOPLE OF KOREA – Studiare coreano a Seoul? “Ti insegna tanto di te”

Francesca Orlandi ha 30 anni e viene da Bolzano, frequenta il Seoul National University Regular Program da settembre 2024 e oggi, per la nostra nuova rubrica People of Korea 한국 사람들, ci racconterà la sua esperienza come studentessa italiana di lingua coreana a Seoul.

1) Raccontaci un po’ di te (da dove vieni, cosa ami, etc)

Vengo da Bolzano ma ho sempre desiderato vivere in un altro posto. Durante le superiori infatti ho frequentato degli scambi con delle scuole in Germania, dove ho vissuto per un totale di 8 mesi. Poi finita la scuola superiore sono partita e sono andata due mesi a Malta per approfondire le mie conoscenze di inglese e poi sono tornata in Italia, più precisamente a Verona dove ho frequentato la triennale. Per la magistrale sono tornata nella mia città dove ho vissuto fino a settembre 2024, quando mi sono trasferita a Seoul per frequentare il corso di lingua alla SNU. 

Sinceramente non saprei esattamente dire cosa amo perché sono una persona davvero molto, forse troppo, curiosa e ogni giorno mi salta in mente una nuova cosa a cui mi appassiono. Al momento direi taekwondo, l’imprenditorialità, le lingue straniere. 

2) Com’è la tua vita da studentessa in Corea? Come sono organizzate le tue giornate? 

Fino ad ora ho frequentato due semestri alla SNU con il corso della mattina. Le lezioni iniziano alle 9 e finiscono alle 13. Dopodiché vado nella mensa dell’università dove viene offerto tipicamente cibo tipico coreano. Più o meno alle 14.30 torno a casa, a meno che la sera io non vada al club di taekwondo, per studiare. 

Le lezioni sono molto “fast pace”, studiamo di solito due regole grammaticali e una quindicina di vocaboli al giorno. Durante il secondo livello avevamo quiz di vocabolario ogni due giorni, l’ultimo semestre invece ogni giorno. Oltre a questi abbiamo settimanalmente dei role play da preparare, in coppie, che poi dobbiamo studiare e presentare insieme. Per ultimo, due presentazioni più lunghe. L’ultimo semestre abbiamo dovuto parlare di amicizie con persone coreane e poi un tema riguardante la cultura, nel mio caso avevo scelto di raccontare le differenze tra la tradizione del caffè in Italia e in Corea. Da marzo invece ho deciso di optare per il corso del pomeriggio, il cui orario va dalle 13.30 alle 17.20. 

3) Quali sono gli aspetti positivi e quelli negativi di studiare il coreano in Corea? È stato difficile affrontare il processo di iscrizione, del visto e trasferimento in Corea? Potresti raccontarci la tua esperienza? 

Sono molto contenta di aver iniziato a frequentare il corso di lingua qui a Seoul in quanto mi permette di mettere in pratica, almeno un pochino, le cose studiate, nella vita di tutti i giorni. Cosa che in Italia, per ovvi motivi, risulta molto più difficile. Inoltre, il corso, se si parte da un livello 1, ti permette in un anno e mezzo circa di arrivare ad un livello 6. Questo è molto utile nel caso una persona voglia iscriversi all’università qui o, come me, voglia cercare un lavoro in Corea. 

Purtroppo però, per la velocità con cui sono impostate le lezioni, a volte mi trovo in difficoltà. Essendo una lingua completamente differente dalla nostra ogni tanto sento il bisogno di avere più tempo per “digerire” e veramente capire quando e come utilizzare una determinata regola grammaticale o anche nello studiare i vocaboli. Succede che a volte non ho il tempo di ripetere i vocaboli del giorno precedente e poi i giorni passano e io li dimentico. Un’altra difficoltà che ho riscontrato è ovviamente il fare amicizia con ragazzi e ragazze coreani. Io partivo un po’ “svantaggiata” in quanto rispetto agli altri studenti dell’università sono molto più grande, ma il problema maggiore è ovviamente la barriera linguistica. Probabilmente se fossi arrivata qui con una migliore padronanza della lingua sarebbe stato molto diverso. Poi, io sono una persona molto precisa quindi se non so esattamente come dire qualcosa faccio fatica a buttarmi per paura di fare brutta figura. Ovviamente per loro è la stessa cosa con l’inglese, ma spesso le persone mi si rivolgono in inglese, cosa che non vorrei perché sono qui apposta per studiare e migliorare la lingua coreana. 

Avevo prenotato per fare il visto quando ero in Italia però purtroppo lo avrebbero emesso troppo tardi quindi sono partita senza visto e non appena sono arrivata qui ho prenotato un appuntamento all’ufficio immigrazione. Avevo sentito cose terribili ma in realtà è stato parecchio semplice, è stato più difficile reperire i documenti necessari all’università dalle istituzioni italiane. 

4) Quali sono le cose che ti piacciono e non ti piacciono del vivere in Corea? 

Mi sono appassionata di questa cultura quando alle superiori, leggendo il libro di storia, c’era un capitolo sulle Olimpiadi di Seoul e mi sono resa conto di non sapere nulla di questo Paese. Avevo iniziato a leggere qualcosa, ma poi sono stata presa dall’università e ho accantonato la mia curiosità. 

Durante la magistrale, ho studiato imprenditorialità e innovazione all’università di Bolzano, c’era la possibilità di andare a fare uno scambio con un’università all’estero e io ero indecisa tra Taiwan e Seoul. Alla fine poi per colpa di corsi a frequenza, neanche quella volta sono potuta partire. 

Oggi finalmente sono qui e  mi piace tantissimo viverci. Vedere come una società, che fino a cinquant’ anni fa circa era in una situazione completamente diversa, si è evoluta e innovata. Mi piace notare come nonostante questi grandi cambiamenti, le persone siano estremamente legate alle loro tradizioni e culture. 

Non ho riscontrato grandi difficoltà nel vivere in Corea, ogni tanto mi manca l’andare al “nostro” supermercato e trovare i miei prodotti “comfort” ma oltre a quello, niente.

5) Che consiglio daresti a chi come te vuole fare un’esperienza di studio del coreano in Corea?

Di non avere paura perché la cultura è diversa. Ovviamente se ti trasferisci in una metropoli avrai molte meno difficoltà rispetto al vivere in una città più piccola o un villaggio. Credo comunque che un’esperienza in una realtà completamente diversa a quella a cui si è abituati sia un’esperienza che tutti, almeno una volta nella vita, dovrebbero fare. Anche se solo per qualche mese. Ti insegna tanto di te, delle tue capacità e che, alla fine, anche le persone che sono dall’altra parte del mondo fanno esattamente le stesse cose che fai tu ma con delle leggere sfumature di diversità.

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