Nel 2022, in occasione dell’anno della tigre, in questo articolo vi abbiamo raccontato la storia dietro l’origine di quelli che potremmo definire i 12 animali dello zodiaco coreano (e di gran parte dell’Asia Orientale e del Sud Est Asiatico). La storia narra di una competizione tra gli animali indetta dall’Imperatore di Giada. In base al posizionamento ottenuto, le diverse bestiole si sono aggiudicate un anno diverso nel ciclo del calendario T’aeŭmt’aeyangnyŏk태음태양력(太陰太陽曆), cioè il calendario lunisolare (di cui vi abbiamo parlato in questo articolo per Kimchi & Basilico, in occasione del Seollal del 2021).
Spesso ed erroneamente il calendario tradizionale cinese, così come quello coreano e di altri paesi limitrofi, viene da noi occidentali chiamato “calendario lunare”, secondo la falsa convinzione che mentre il nostro calendario segue il ciclo di rotazione della Terra intorno al sole, il loro segua i cicli lunari. Ciò è vero soltanto in parte. Nel caso dei paesi dell’estremo oriente si parla di calendario lunisolare, anziché semplicemente lunare (come il calendario lunare islamico “Hijri”), perché questo si basa sia sui movimenti della luna, che sanciscono lo scorrere dei mesi, sia su quelli della Terra rispetto al sole, che determinano l’alternarsi delle stagioni.
Questo tipo di calendario segue un ciclo sessagesimale, così per i coreani il 2023 è il quarantesimo anno del corrente ciclo, e corrisponde all’anno del coniglio nero 계묘년 (kemyonyŏn). Questa espressione deriva dalla lettura dei caratteri cinesi 癸卯年. Il primo ideogramma è associato al colore nero, nonché a uno dei 10 tronchi celesti, legati agli elementi naturali. Questi, combinati con i 12 animali divini, vanno a formare le 60 diverse combinazioni del ciclo sessagesimale. Il secondo ideogramma è quindi quello del coniglio, mentre l’ultimo corrisponde alla parola “anno”. In puro coreano si dirà 검은 토끼의 해 (kŏmŭn t’okki-ŭi hae), che letteralmente vuol dire “l’anno del coniglio nero”.
Questo ciclo sessagesimale è profondamente connesso con la cultura dei paesi dell’Asia Orientale, esso influenza la vita e le tradizioni dei coreani ancora oggi. In coreano si chiama 육십갑자 (yuksshib-gabja), dalla lettura dei seguenti caratteri cinesi六十甲子, i primi due corrispondenti al numero 60, la seconda coppia indica gli anni di questo ciclo (e può corrispondere anche al primo anno, in quanto il primo ideogramma indica il primo tronco celeste). Il 갑 (gab) qui presente lo ritroviamo nel termine 동갑 (tong-gab) che indica una persona coetanea, cioè dello stesso gab. Inoltre, il compimento del sessantesimo anno di età è considerato un traguardo molto importante per i coreani proprio in relazione a questo ciclo sessagesimale. Chi raggiunge questa età ha, infatti, compiuto un intero ciclo, per cui compiere sessant’anni si dirà 환갑 (hwang-gab), lettura degli hanja (caratteri cinesi) 還甲, che potremmo tradurre come “tornare al proprio gab”. Per rendere più chiara questa idea, il hwang-gab del 2023 sarà il 2083, quando tornerà l’anno del coniglio nero.
Ma torniamo al nostro 2023 e al coniglio. Qual è il suo significato?
Il coniglio fa parte da secoli del folclore e delle leggende coreane. La più famosa è sicuramente quella del coniglio sulla luna (tal-t-okki 달토끼, detto anche ok-t’okki 옥토끼, coniglio di giada), altra credenza condivisa con gran parte dei popoli dell’Asia Orientale.
Dalla loro prospettiva, infatti, le enormi macchie scure che rendono tanto affascinante la luna piena avrebbero la forma di un coniglio che preme del riso in un mortaio per fare i 떡 (ttŏk), tortini di riso. Il coniglio diventa così simbolo della luna e di longevità. L’immagine di conigli che pestano il riso è spesso ripresentata anche nei minhwa, i dipinti popolari.
Il coniglio in Corea è anche simbolo di intelligenza e sagacia, nei racconti popolari riesce spesso a uscire da situazioni difficili grazie alla sua arguzia. Un esempio significativo è il coniglio protagonista nelle vicende di Sugunga 수궁가, uno dei cinque canti della tradizione p’ansori che sono giunti ai giorni nostri, nonché l’unico che ha come protagonisti degli animali.
Questa è la storia: il re Drago è afflitto da una malattia che può essere curata solo con il consumo del fegato di coniglio. Tra i suoi sudditi, una tartaruga si offre volontaria per cercare un coniglio e portarlo al suo sovrano. Dopo varie vicissitudini, e l’incontro con una tigre di cui vi abbiamo raccontato qui, la tartaruga riesce finalmente a trovare il coniglio, che porta con l’inganno nel mondo sottomarino del re Drago (in Asia Orientale, infatti, i draghi sono associati all’elemento dell’acqua), promettendogli una alta posizione, ricchezza e belle donne. Ma l’arguto coniglio si rende presto conto dell’inganno e, a sua volta, inganna il re Drago, convincendolo di aver nascosto il suo fegato in un luogo segreto. Il re lo lascia quindi andare, perché possa andare a riprendere il prezioso organo, ed è così che il coniglio fugge verso la libertà. Per le tematiche trattate, dove l’ingenuità viene schernita dalla furbizia, questa è tra le cinque storie p’ansori la più dinamica e divertente. La vivacità e l’ironia di questo canto la ritroviamo nelle note dei Leenalchi, che hanno riprodotto nel loro stile diversi passaggi di Sugunga. Vi proponiamo il seguente brano, che racconta dei rocamboleschi tentativi di cattura del coniglio:
In quanto simbolo di intelligenza che, se ben sfruttata, ci rende in grado di superare qualsiasi ostacolo, l’augurio per questo 2023 è quello di riuscire a ottenere il meglio da ogni situazione attraverso l’uso del buon senso.
새해 복 많이 받으세요~