the king of pigs

The King of Pigs: un doloroso racconto sul bullismo e le sue conseguenze

Dove ti trovi?
Mi trovo in quel posto coperto da asfalto freddo come il ghiaccio e da corpi ancora più freddi. Lo chiamano “mondo”.

Potrebbe bastare questo scambio di battute tra uno dei protagonisti di “The King of Pigs” e sua moglie per comprendere l’atmosfera che si respira nel primo film di animazione di Yeon Sang-ho, regista del più famoso “Train to Busan”.

Il tema attorno al quale si dipana la storia è uno dei più attuali e dolorosi per la Corea del Sud: il bullismo. Fenomeno pervasivo che, nella visione di Yeon, inquina e corrode ogni tipo di relazione, senza lasciare scampo e soprattutto – ed è questo a colpire di più – senza lasciare alcuno spazio a una qualsiasi forma di speranza in un cambiamento.

Tutto ha inizio con il volto senza vita di una donna che è stata strangolata nella sua casa. In sottofondo si sentono i singhiozzi di qualcuno che sta piangendo: è il marito che, nudo sotto la doccia, cerca di lavare via il gesto che ha appena compiuto. In un attimo però la situazione si trasforma, l’accaduto viene come dimenticato nel momento in cui Hwang Kyung-min (questo il nome dell’uomo) riceve una telefonata nella quale un investigatore gli comunica il numero di telefono di Jung Jong-suk, un suo vecchio amico di scuola che non vede da 15 anni e con il quale vuole riprendere i contatti.

Jong-suk è uno scrittore vessato dal proprio capo e frustrato dal proprio lavoro. Quando riceve l’improvvisa telefonata del vecchio amico è da poco uscito da casa dopo aver picchiato la moglie per gelosia. I due, come se nulla fosse, decidono di incontrarsi in un locale e lì iniziano un viaggio a ritroso nei ricordi di un lontano passato scolastico nel quale loro erano le vittime. 

Vittime dei bulli della classe, dei più bravi, i supervisori provenienti dalle famiglie più agiate, quelli che possono permettersi di umiliare e picchiare senza doverne mai pagare le conseguenze. Quelli che Kim Chul, outsider della classe e l’unico a prendere le difese dei due amici, chiama i “cani” in contrapposizione a loro che sono i “maiali”, poveri e quindi reietti della società feroce e consumistica nella quale vivono.

“The King of Pigs” è un film crudo e duro come lo sono i tratti dei suoi disegni, è un film scuro come le tonalità di colore della sua fotografia. E non potrebbe essere altrimenti in un film in cui abusi, prepotenze e umiliazioni si susseguono gli uni dopo le altre in una continuità che lascia quasi senza respiro. 

Per Yeon, che ha tratto la storia basandosi sulle sue esperienze scolastiche, la violenza si insinua ad ogni livello della società, in una spirale che non ha fine. Si ritrova nelle gerarchie opprimenti, nel desiderio ossessivo di fare soldi o di avere oggetti che il sistema consumistico ci dice che dobbiamo possedere, nei rapporti tra compagni, nei luoghi di lavoro e nei rapporti familiari, non c’è ambito della vita quotidiana che ne sia esente.

È una realtà talmente ineluttabile che il giovane Chul arriva a sostenere che l’unico modo per contrastare la crudeltà dei bulli è quello di diventare peggio di loro, di trasformarsi in mostri. E qui Yeon introduce un altro tema sensibile nella società coreana, quello del suicidio. Sempre secondo Chul se si suiciderà a scuola, davanti a tutti, quel gesto estremo sarà in grado di maledire chi li ha bullizzati, perché assistere al suo atto potrà almeno privarli dall’avere dei bei ricordi di quegli anni una volta che saranno adulti. Un pensiero che comunica tutta l’oppressione e la mancanza di vie d’uscita che Yeon sente nella sua società. Pensiero rimarcato dall’unica altra soluzione prospettata durante il film da un altro compagno vittima delle violenze: ignorare ciò che viene compiuto, subire e poi andare oltre, dimenticarsene nella convinzione che da adulti non si sarà più costretti a incontrare quelle persone.

È triste, ma al contempo drammaticamente significativo, che non ci sia alcuna figura adulta che intervenga per spezzare la catena di cattiverie e crudeltà. Al contrario gli adulti sono complici di un meccanismo che punisce chi è vittima e debole, generando così una perpetua coazione a ripetere che investe tutti e trasforma le vittime in efferati carnefici.

“The King of Pigs” è uscito nel 2011 vincendo tre premi al Busan International Film Festival. È stato il primo film di animazione coreano per il pubblico adulto ed è stato il primo film coreano di questo tipo ad essere selezionato al Festival di Cannes del 2012 nella sezione Quinzaine des Réalisateurs. Al di là di tutto questo, dei primati e dei premi ricevuti, “The King of Pigs” dimostra, ancora una volta, la straordinaria capacità del cinema coreano di guardare con lucidità e in maniera impietosa dentro alle pieghe più oscure della propria società.

“The King of Pigs” è disponibile in streaming sulla piattaforma K-Vision.

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