“Il riassunto di Netflix lo faceva suonare come un film carino e romantico per adolescenti e invece ci è toccato questo?!” si legge in un commento sotto un post di Instagram che ritrae i protagonisti di “20th Century Girl” (20세기 소녀), Na Bo-ra (Kim Yoo-jung) e Poong Woon-ho (Byeon Woo-seok). Il film, al secondo posto nella lista Netflix dei 10 film non-inglesi più visti al mondo dopo tre giorni dall’uscita, ricade nel genere “romantico, film per adolescenti, dramma”, riportandoci nella Corea del 1999.
Na Bo-ra e Yeon-du (Roh Yoon-seo) hanno diciassette anni e sono legate da un’amicizia profonda, un’amicizia in cui si è disposti a sacrificare sé stessi per l’altro. Mentre Yeon-du lascia la Corea per un’intervento al cuore negli Stati Uniti, il difficile compito di Na Bo-ra è raccogliere informazioni sul ragazzo di cui Yeon-du si è innamorata prima di partire. Come indizio ha solo “Baek Hyun-jin” (Park Jung-woo), il nome sulla sua divisa scolastica.
Le due amiche rimangono in contatto attraverso le prime e-mail (all’inizio del film si vedono le due ragazze creare un account di posta elettronica) e Na Bo-ra, frequentando la stessa scuola di Baek Hyun-jin, inizia a raccogliere dettagli essenziali sul ragazzo: il suo numero di scarpe, il tipo di soda che beve nell’intervallo, la sua canzone preferita e, soprattutto, il suo numero di telefono. La missione della protagonista è ostacolata dal migliore amico di Baek Hyun-jin, Poong Woon-ho, con cui Na Bo-ra si trova coinvolta e che finisce per farle “battere il cuore come se stesse per morire”.
I due ci fanno a nostra volta innamorare, innamorare di un primo amore leggero: si chiamano con i “ppippi” (dal suono “beep beeps”; cercapersone in grado di mandare segnali audio e brevi messaggi che, in Corea nel 1997, erano usati da più di 15 milioni di persone), si riprendono a vicenda con videocamere analogiche, attraversano con dolce-amara innocenza le tradizionali scene “da k-drama” (un bacio interrotto, il ragazzo che si prende cura della ragazza, etc.) e si scambiano persino un frettoloso bacio sotto casa. Il ritorno di Yeon-du dall’America interrompe la felicità dei due protagonisti, Na Bo-ra si rende conto che per errore ha scambiato Baek Hyun-jin e Poong Woon-ho e ora si trova ad avere una relazione con la cotta della sua amica.
La sua migliore amica, per cui, ovviamente, non può che sacrificarsi abbandonando Poong Woon-ho e mentendo sui suoi veri sentimenti. Con un plot twist classico dei film per adolescenti, la verità viene comunque a galla, le due amiche
litigano, ma il momento drammatico si risolve con l’onestà e il profondo legame di una vera amicizia. Poong Woon-ho, però, sta partendo per la Nuova Zelanda (dove il fratello e la madre vivono) senza sapere i veri sentimenti di Na Bo-ra. Anche qui, con una scena romantica inflazionata – l’eroina corre alla stazione prima che l’eroe la lasci per sempre -, i
due finalmente si dichiarano e, destinati a due continenti diversi, mantengono vivo il loro amore tramite e-mail.
“Di questi tempi le k-drama non mi curano i traumi, me li creano”, si legge in un altro commento Instagram sotto questa immagine. Il ventunesimo secolo inizia. Il mondo, al contrario di come si vociferava ai tempi, non è finito, ma Na Bo-ra non riceve più nessuna risposta telematica da Poong Woon-ho. Il suo primo amore scompare nel nulla, lasciandola in lacrime al solo sentirne citare il nome. Anni dopo, invitata a una mostra fotografica, scopre dal fratello di Poong Woon-ho che il ragazzo è morto nel 2001 (non ci è dato sapere come) e che Na Bo-ra è stata l’unica gioia nella sua breve esistenza.
La morte del protagonista, strappando a tutti quanti l’happy ending tanto atteso, sembra alludere a come, nel XXI secolo, abbandonate le chiamate alle cabine telefoniche a pagamento, le telecamere analogiche e i film in cassetta, l’idea di un amore autentico e profondo come quello vissuto nell’età adolescienziale non possa più esistere. Nonostante il mondo stia cambiando, la versione “adulta” di Na Bo-ra non sembra aver colmato il vuoto lasciato dalla sua cotta liceale: avere diciassette anni, i momenti passati insieme e la fine degli anni ‘90 sono ancora nel suo cuore.
Anche il modo di raccontare utilizzato dalla regista Bang Woo-ri è semplice e ingenuo come una storia d’amore tra adolescenti: come quando si racconta a un amico di una cotta passata, del primo amore che non tornerà più, vengono lasciati indietro un approfondimento dei personaggi e una spiegazione più esaustiva di ciò che succede loro nel finale. Rimane solo la nostalgia di rapporti più semplici, totalizzanti e sinceri e un richiamo all’onestà e all’autenticità che le nuove tecnologie, il loro uso sfrenato e la storia attuale sembrano averci tolto, un’autenticità perduta a cui, per due ore, abbandonando cellulari e computer, Instagram e Tik Tok, torniamo volentieri.