Dance of time

Dance of time: il racconto della diaspora coreana a Cuba

Song Il-gon non è uno dei registi coreani più conosciuti dal grande pubblico, ma è stato il primo a ricevere un riconoscimento al Festival di Cannes quando, nel 1999, ha vinto il Gran Premio della Giuria per il Miglior Cortometraggio con “Picnic”. Negli anni successivi ha alternato la realizzazione di film e corti, fino a quando nel 2009 ha scelto di raccontare la diaspora dei coreani a Cuba con il documentario “Dance of time”.

Con questo film il regista ci accompagna alla scoperta della piccola comunità coreana che lì vive dagli inizi del Novecento, ci fa entrare nelle vite di alcuni di loro e, attraverso i loro racconti, ci riporta indietro nel tempo ad incontrare quegli uomini e quelle donne che attraversarono l’oceano per giungere in una terra lontana e a loro sconosciuta.

La storia di questi migranti è per molti versi simile a quella di tanti altri che, allora come oggi, lasciano il loro paese ed è, al contempo, unica e particolare. Tutto ebbe inizio nel 1905 quando un migliaio di persone partirono dal porto di Jaemulpo sulla nave “Ilford” inseguendo la promessa di lavoro e denaro per chi avesse raggiunto il Messico. Quattro anni in un paese straniero avrebbero permesso di mettere da parte molti soldi e di far ritorno in patria. Purtroppo furono tutti ingannati. Dopo essere sbarcati in Messico, un lungo viaggio in treno li portò nello Yucatan dove ad attenderli trovarono il duro lavoro nelle piantagioni di henequen, con paghe da fame e in condizioni disumane.

Alcuni dei coreani immigrati. Immagine tratta dal documentario

Tempo dopo, trecento persone, tra coreani e abitanti dello Yucatan, nella speranza di migliorare le loro condizioni di vita, migrarono nuovamente e giunsero a Cuba. Ma anche qui si ritrovarono a lavorare duramente nelle piantagioni di henequen e nell’industria della canna da zucchero. 

Song racconta di alcuni di questi primi migranti mostrandoci le vite dei loro discendenti. Figli e nipoti, giovani e anziani, che sono e si sentono cubani, ma che si portano ancora dentro la loro origine coreana.

Lungo il documentario le storie comuni si intrecciano con la grande Storia, sia coreana che cubana, e si fa la conoscenza di Irma il cui padre attraversò l’oceano sulla “Ilford” all’età di 2 anni, ma che non dimenticò mai la sua identità, tanto da mandare denaro per aiutare il movimento per l’indipendenza coreana. Uno spirito combattivo trasmesso anche al fratello maggiore di Irma, Jeronimo, che fece parte dei rivoluzionari che lottarono contro il regime di Batista e divenne il primo vicesegretario del Ministero dell’Industria diretto da Che Guevara.

Song ci porta a conoscere anche Timoteo che da giovane lavorò in una piantagione di  henequen e fu un guerrigliero durante la rivoluzione . Grazie ai ricordi che condivide col regista rivive sullo schermo suo padre, partito dalla Corea con la convinzione che vi sarebbe ritornato, e che invece si ritrovò a ricordare la terra natia con nostalgia cantandone l’inno nazionale.

Timoteo in una piantagione di henequen. Immagine tratta dal documentario

Tra interviste, momenti di vita quotidiana e meravigliosi panorami cubani si dipana anche il racconto di tre generazioni di donne: Alicia, la pittrice che dipinge solo figure femminili, sua madre, Young-hee, la prima generazione nata a Cuba, e sua nonna che salpò dalla Corea per sfuggire a un matrimonio combinato con un uomo che l’aveva sposata e poi venduta a un ricco cinese. 

A tenere insieme queste e le altre storie descritte nel documentario c’è un filo rosso fatto di amore, sofferenza, nostalgia, speranza e resistenza. Un filo che connette il presente e il passato attraverso le parole dei discendenti intervistati che ci rivelano la vita che conducono oggi e ci riportano indietro alle vite di coloro ai quali devono la loro esistenza cubana. 

Song ha il pregio di entrare nelle case, nelle esperienze e nei ricordi dei suoi protagonisti con delicatezza, partecipazione e rispetto riuscendo a dare forma a quel legame che ancora oggi unisce Cuba e Corea in questa piccola e orgogliosa comunità.


Il film è disponibile sulla piattaforma Kvision

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