La pandemia ha dato un duro colpo all’industria musicale, costringendo le sale da concerto, i gruppi e le produzioni a ridurre o interrompere le loro attività. Nonostante tutte queste difficoltà i professionisti della musica stanno cercando modi alternativi per creare e condividere la loro musica.
Oggi siamo con la band coreana Dabda (다브다) per parlare della scena musicale indipendente in Corea e del loro nuovo singolo “Jungle Gym”, composto con Takashi Kashikura (toe, the HIATUS) e post prodotto da Takaaki Mino (toe) (uscita ufficiale il 29 settembre). Nonostante le notevoli difficoltà dovute alla pandemia, i membri di Dabda e ‘toe’ hanno lavorato insieme online, pianificando e discutendo meticolosamente fino alla creazione del loro nuovo singolo. Questo sforzo congiunto può essere un esempio della ricerca di nuovi metodi di collaborazione internazionale in questo periodo di “nuova normalità” che stiamo vivendo,
Come vi siete incontrati e da dove viene il nome Dabda?
I Dabda sono nati dall’incontro all’università di Daejon tra Seung-Hyun (batteria) e Ji-Ae (voce/chitarra). In seguito ci siamo trasferiti a Seoul e abbiamo incontrato Joseph (chitarra) e Keo-Hyun (basso). Joseph si esibiva in un’altra band e ci piaceva molto il suo suono alla chitarra, e questa è stata la ragione per cui gli abbiamo chiesto di unirsi a noi. Abbiamo incontrato Keo-Hyun nello studio di registrazione che frequentavamo. Ci ha aiutato durante i tour come ingegnere del suono e quando il nostro posto di bassista si è liberato, gli abbiamo chiesto di unirsi a noi.
Per quanto riguarda il nome della band, abbiamo cercato di esprimere con una parola alcune emozioni che ci piacevano e di utilizzare le prime lettere di queste emozioni, e così è nata la parola DABDA. Successivamente, abbiamo scoperto che c’era una vera e propria teoria sulle cinque fasi del dolore di Elizabeth Kübler-Ross con lo stesso acronimo. All’inizio della nostra carriera, abbiamo utilizzato questa teoria come significato per il nostro nome ma già da molto tempo abbiamo preso le distanze da questo significato che poco si sposa con il nostro stile musicale odierno.
Qual è l’idea o il concetto dietro il vostro primo album “But, All The Shining Things Are”?
Il concetto e il nome dell’album ci sono venuti in mente da un verso del libro <All Things Shining> dei filosofi Hubert Dreyfus e Sean Dorrance Kelly che dice “Tutte le cose non sono splendenti, ma tutte le cose splendenti lo sono”. Il libro si sviluppa dalla prospettiva e dalla vita di qualcuno che non riesce ad uscire dal nichilismo e dal letargia, che sono i temi principali del libro.
A volte guardiamo indietro ed invece di vivere per trovare la ragione per continuare ad andare avanti, diventiamo nichilisti per proteggerci dalle preoccupazioni e dalle paure che potrebbero venire durante il processo di ricerca. Potremmo anche pensare ad un luccichio dello spazio gigante che vola e scompare velocemente con una scia di luce sopra le nostre teste, il tutto mentre stiamo vivendo in un modo o nell’altro. Lottando coraggiosamente o arrancando stanchi.
Solo per continuare a vivere, potremmo scegliere di dimenticare e diluire il vero significato della vita. Potrebbe sembrare un tunnel senza fine, ma forse, se ci pensiamo bene, significa che forse stiamo vivendo perché c’è qualcosa per cui vivere?
[But, All The Shining Things Are] è una raccolta e una prospettiva dei viaggi intrapresi da questi frammenti di pensieri e una conferma che “Ci sono luci qui, vive e splendenti”.
Chi sono i musicisti che vi hanno maggiormente influenzato?
Siamo tutti grandi fan della band giapponese “toe”, specialmente il nostro batterista, e che hanno ispirato il suo modo di suonare. Il nostro bassista è anche un grande fan dei Red Hot Chili Peppers, dei Radiohead e dei Daft Punk. Per quanto riguarda la nostra ispirazione per la scrittura di testi e musiche, i Bombay Bicycle Club e i Coldplay sono le più grandi influenze per la nostra band.
Quali band ascoltate di più ultimamente?
Abbiamo tutti gusti diversi nella musica che ascoltiamo. Ultimamente abbiamo ascoltato da Bon Iver, Feed Me Jack, Khruangbin, Delta Sleep, fino al nuovo album di Tyler, The Creator.
Quanto è difficile sopravvivere in un’industria musicale dominata da grandi etichette che promuovono principalmente gruppi K-pop e K-hip-hop? Come promuovete la vostra musica?
Al momento è molto difficile per una band indie rimanere in vita per più di 5 anni senza alcun supporto. Una delle ragioni principali è che la scena K-indie è troppo piccola rispetto alle altre scene musicali in Corea, quindi non riceve quasi nessun supporto dalle etichette o dal pubblico. Non c’è quasi nessun tipo di media o piattaforma musicale che introduca o esponga la scena K-indie ai mass media, così sempre la stessa musica e le stesse performance sono protagoniste della scena musicale coreana, mentre per la K-indie sono gli stessi fandom e gruppi underground la supportano; a meno che in qualche modo la band venga scoperta dal grande pubblico tramite qualche media. Per quanto ci riguarda, siamo sempre interessati a presentare la nostra musica al fandom K-pop ma non abbiamo ancora trovato un modo intelligente per farlo. Facciamo sempre del nostro meglio per trovare un buon modo per promuovere la nostra musica ad un pubblico più ampio.
Il mondo dello spettacolo italiano ha sofferto in modo drammatico a causa dell’attuale situazione pandemica. È stato un grande shock soprattutto per tutte quelle band che vivevano dei loro tour. Come ha influito la pandemia su di voi e sulla scena musicale indie in Corea?
La situazione qui è molto simile a quella che c’è altrove. Molti locali dal vivo hanno chiuso, i festival sono stati cancellati, i tour cancellati, e al momento, nei locali si possono organizzare spettacoli solo con un quarto della capacità totale, quindi è molto difficile esibirsi in generale. Abbiamo pubblicato il nostro primo album nel 2020 ma abbiamo dovuto cancellare tutti gli showcase e i tour all’estero previsti per l’album. Una delle nostre più grandi preoccupazioni è che se la situazione si trascinasse ancora a lungo, il nostro lavoro verrà dimenticato anche dal pubblico indie. Questo è il motivo per cui molti di noi stanno facendo del loro meglio per creare e adattarsi a nuovi format attraverso i media online: per esempio esibendoci attraverso lo streaming online e fare branding attraverso il merchandising. Inoltre, sempre più musica viene create e lanciata in un periodo di tempo più breve per comunicare ed esporsi costantemente. Sono tempi davvero difficili, ma il lato positivo è che ci sono molti nuovi modi intelligenti che vengono creati per stare il più vicino possibile al pubblico, quindi non è tutto negativo.
Prima di iniziare a lavorare con Tron lo scorso inverno, vi stavate autogestendo. Come è nata questa collaborazione e come ha influito sul vostro processo lavorativo?
Dal 2017, abbiamo sempre voluto esibirci all’estero, così abbiamo iniziato a proporci agli showcase musicali in tutta la Corea. In seguito abbiamo avuto la possibilità di incontrare Orbis di Tron Music e dopo un paio di altri showcase e incontri nel corso degli anni, siamo finalmente riusciti a unirci a Tron Music nel 2020. Essere in grado di unirsi a Tron Music durante la pandemia è stato un miracolo per noi perché avevamo appena pubblicato il nostro album ma non c’era nessun posto dove andare o modi per promuovere il nostro album oltreoceano. Saremmo diventati molto demotivati se non fosse stato per Tron Music che ci ha incoraggiato e aiutato in quel periodo.
Come è iniziata la collaborazione con Takashi Kashikura? Quali sono state le sfide di lavorare da paesi diversi senza potersi incontrare di persona?
Un giorno, un membro dello staff giapponese di Tron Music ha mostrato a Kashikura-san* uno dei nostri video live e ci ha detto che era interessato a collaborare nel prossimo futuro, così abbiamo avviato subito il progetto. Sentire questo da parte di un musicista che ammiri è stato molto emozionante. È così che abbiamo iniziato a lavorare sulla canzone di collaborazione “Jungle Gym” e, onestamente, non riusciamo ancora a credere che siamo riusciti a lavorare con Kashikura-san.
L’intero processo creativo è avvenuto online, senza la possibilità di discutere liberamente ed essere fisicamente nello stesso luogo. Ciò ha portato a tempi più lunghi nel completamento di molte parti. Inoltre, dovevamo sempre avere qualcuno che facesse da interprete solo per essere in grado di comunicare, il che ha aggiunto altro tempo al processo. Pensiamo anche che ci sarebbero state alcune parti che sarebbero venute diversamente se avessimo avuto la possibilità di incontrarci di persona e magari bevendoci una birra insieme. Ma allo stesso tempo, a causa della situazione, abbiamo avuto più tempo per elaborare più attentamente i nostri pensieri e opinioni rispetto a lavorare faccia a faccia nello stesso luogo, risultando in un lavoro più attento e ragionato.
(*-san suffisso onorifico della lingua giapponese)
Avete pubblicato un piccolo documentario su questa collaborazione. Perché avete deciso di creare tale documentario, ed è qualcosa che vorreste fare di nuovo in futuro?
Per noi, poter lavorare con Kashikura-san e Mino-san è stata una possiblità molto speciale e importante della nostra carriera, quindi volevamo ricordare questi momenti speciali con un documentario. Era anche un buon modo per documentare e mostrare come i musicisti possano lavorare insieme pur essendo separati durante la pandemia. Se c’è qualche buona occasione per una collaborazione o un evento, abbiamo intenzione di documentarli più frequentemente perché mostrare questi eventi in video è sempre più importante di questi tempi.
Come trovate l’ispirazione per scrivere le vostre canzoni?
Riceviamo tante ispirazioni, dalle diverse stagioni e dai suoi paesaggi, dalle passeggiate durante un limpido cielo estivo, mentre ci godiamo la spiaggia, andando in bicicletta al tramonto, ecc. Poi raccogliamo queste emozioni e cominciamo a suonare e vediamo cosa ne viene fuori. Riceviamo anche molta ispirazione dall’ascolto di altri artisti, quindi cerchiamo di ascoltare la loro musica quando siamo insieme.
Il K-pop ha il vantaggio di essere più accessibile anche agli ascoltatori stranieri grazie alla loro immagine da idol, alle coreografie e alle grandi case di produzione che lo sostengono. Come musicista indie, pensi che la lingua coreana limiti il tuo pubblico all’estero? Hai pensato di scrivere canzoni anche in inglese?
Dipende davvero dal suono che l’artista ha. Alcune canzoni potrebbero essere fantastiche in inglese e altre potrebbero essere ancora meglio in coreano. Lo stesso vale per molta musica di altri paesi. Ci sono molte canzoni famose che suonano bene solo nella loro lingua. Pensiamo che le sensazioni che ti trasmette una canzone sia molto più importante dell’essere in grado di capirne il testo. Per quanto ci riguarda, non riusciamo davvero ad immaginare le nostre canzoni in inglese, quindi è per questo che non abbiamo davvero cercato di scriverle in inglese. Forse in futuro, se c’è una canzone che è più adatta in altre lingue, potremmo provare, ma personalmente pensiamo che la nostra musica suoni meglio in coreano, quindi non pensiamo che questo possa accadere tanto presto.
Come pensate che la scena indie in Corea sia cambiata negli anni, anche prima della pandemia?
La cosa principale che è cambiata è l’uso delle piattaforme SNS. Promuovere la tua musica è diventato molto più facile online, quindi non c’è motivo di iniziare ad esibirsi in piccoli locali solo per avere visibilità. Al giorno d’oggi molte più band stanno iniziando creando contenuti online e condividendoli online, il che porta ad avere una propria base di fan e pubblico per i loro spettacoli sin dall’inizio. Inoltre sempre più artisti K-indie sono in grado di esibirsi all’estero grazie alle piattaforme SNS che non hanno confini nazionali.
Con quale artista coreano ti piacerebbe collaborare?
Forse IU? Se fosse possibile sarebbe fantastico.
Inoltre, ci piacerebbe collaborare con artisti jazz coreani come Yun Seokcheol o Kim Oki.
C’è qualche artista italiano con cui vi piacerebbe lavorare?
Sfortunatamente, non abbiamo ascoltato molti artisti italiani prima d’ora, ma recentemente abbiamo ascoltato The Outsider da una raccomandazione di Youtube e ci è piaciuto. Cercheremo sicuramente altri artisti italiani che potrebbero suonare bene con noi. Qualsiasi raccomandazione è benvenuta!
Cosa potete dirci della vostra prossima uscita?
La nostra collaborazione con Kashikura-san e Mino-san di “toe”, chiamata “Jungle Gym” uscirà presto quindi tenetevi pronti! È una canzone molto speciale per noi, quindi godetevela quando uscirà. Inoltre, se non avete visto il documentario del making of, è sulla nostra pagina di Youtube, quindi andate a vederlo!
A tutti noi manca andare ai concerti, e speriamo che presto potremo goderci di nuovo le esibizioni dal vivo. Quali sono alcuni dei vostri migliori ricordi legati alla musica dal vivo (i vostri concerti e/o i concerti a cui siete stati)?
Il nostro miglior spettacolo dal vivo è stato durante il Mint-Festival un paio di anni fa. Lo staff, il pubblico,le luci del palco, era davvero tutto perfetto, così perfetto che abbiamo dato il meglio di noi durante lo show. Non possiamo ancora dimenticare l’energia e il riscontro che abbiamo ricevuto da quello show. È uno di quei ricordi che riesce a motivarci ancora dopo tutti questi anni.
Come pubblico, recentemente abbiamo avuto la possibilità di vedere Bek Hyunjin(백현진) esibirsi e siamo stati semplicemente travolti dalle potenti emozioni che gli artisti trasmettevano dal palco, specialmente il chitarrista Lee Taehun(이태훈). Sembrava come se stessimo guardando un film noir attraverso le nostre orecchie. Anche la possibilità di vedere i Chemical Brothers in Corea è stata incredibile. Ci manca davvero l’energia e il caos dei festival estivi.