Non sono mai stata fan di Grey’s Anatomy, ho solo intravisto Killing Eve ma è bastato il trailer di The Chair per convincermi dell’interpretazione di Sandra Oh. Ed è stato bellissimo vederla recitare in coreano.
The Chair si apre con la nomina di Ji-Yoon Kim – per l’appunto Sandra Oh – a capo del Dipartimento di Inglese della Pembroke University, università tanto prestigiosa quanto in difficoltà economica. Ji-Yoon è la prima donna, per di più di origini coreane, a ricoprire tale ruolo; tuttavia, scopriamo ben presto che più che un primo passo per rompere i soffitti di cristallo della realtà accademica si tratta di una strategia messa in atto dal Rettore per delegare le decisioni più impopolari a pedine sacrificabili.
Quasi in modo ossessivo, The Chair ruota attorno al mondo accademico; siamo calati negli intrighi di palazzo e nei giochi di potere, nelle scelte dettate dal profitto a scapito della competenza – a riguardo il cameo di David Duchovny è una vera chicca–, ma soprattutto veniamo trascinati nello scontro intergenerazionale tra docenti e studenti, nelle questioni di genere, nell’inclusività delle minoranze e della loro rappresentanza all’interno delle istituzioni, nella discussione sulla cancel culture e sulla libertà di espressione. In questo senso, The Chair costruisce un microcosmo dove esplorare con sincerità gli attuali processi di scontro e di rinnovamento all’interno della società.
In parallelo però la narrazione riesce anche a muoversi da una dimensione pubblica a una privata e viceversa senza strappi evidenti, grazie al trait d’union rappresentato dal collega Bill. E così Ji-Yoon non è solo la prima donna a ricoprire il ruolo di Direttrice del Dipartimento di Inglese ma è anche una donna single che sfida le tradizioni della comunità coreana decidendo di adottare una bambina di origine messicana. In ballo, quindi, non c’è solo l’equilibrio tra lavoro e famiglia ma anche la necessità di trovare il modo di far coesistere l’eredità culturale coreana con quella messicana.
L’attenzione dedicata alla convivenza di inglese e coreano è un elemento centrale nella costruzione della narrazione. Il padre di Ji-Yoon parla solo coreano nonostante viva in America da decenni, Ji-Yoon si rivolge al padre in coreano mentre sceglie di alternare inglese e coreano con sua figlia Ju Ju. Quest’ultima, come riflesso della distanza che avverte rispetto alla cultura coreana, parla solo inglese e quando vuole negare il suo rapporto filiale con Ji-Yoon usa lo spagnolo. L’unica volta in cui questa distanza, culturale e fisica, viene meno è il momento in cui la sentiamo parlare in coreano.
E se tutto questo non fosse già abbastanza, un intero episodio è dedicato al Doljanchi (돌잔치), la festa con cui si celebra il primo compleanno dei bambini. La tradizione del Doljanchi risale al XIX secolo, quando la Corea presentava un alto tasso di mortalità infantile e il raggiungimento di un anno di vita costituiva un traguardo significativo. Tale tradizione si è conservata fino a oggi e prevede una celebrazione in grande stile con la partecipazione di parenti e amici dei genitori. Ogni aspetto del Doljanchi, dall’allestimento della tavola al cibo disposto passando per la scelta di indossare l’hanbok, è pensato per augurare lunga vita e prosperità al bambino.
Senza dubbio, uno dei momenti principali del Doljanchi è la cerimonia del Doljabi (돌잡이), un gioco durante il quale il bambino viene esortato ad afferrare uno degli oggetti disposti davanti a lui e, secondo la tradizione, il suo futuro dipende dalla scelta fatta. Sebbene questi ultimi siano variati nel corso del tempo adattandosi alle nuove professioni la cerimonia è rimasta intatta. Generalmente si trovano disposti lo stetoscopio, la matita, il pennello, la palla da tennis, una banconota e una stringa bianca, corrispondenti rispettivamente ai mestieri di medico, insegnante, artista, atleta, a una vita agiata e a una lunga vita. Nulla vieta però di aggiungere oggetti come il mouse di un computer o un microfono, volti a rappresentare professioni moderne collegate alle competenze informatiche e alla carriera da idol.