Ieri, 25 giugno, è stato l’anniversario dello scoppio della Guerra di Corea, dai coreani del sud ricordata come Guerra 6.25 proprio in memoria del giorno in cui ebbe inizio nel 1950. Fu una delle guerre più sanguinose della storia, che si concluse il 27 luglio di tre anni dopo con un armistizio che ancora non si è risolto in un trattato di pace.
In occasione di questa ricorrenza lo Yŏsŏng Shinmun (“Giornale delle donne”) ha pubblicato un interessante articolo sulle veterane di guerra sudcoreane, eroine dimenticate dalla storia che hanno combattuto contro le truppe nordcoreane. Con l’intensificarsi dei combattimenti, molte donne si offrirono come volontarie per dare il loro contributo sul campo di battaglia. Seppur abbiano messo a rischio la loro stessa vita, non hanno ricevuto l’attenzione che meritavano. Queste donne oggi hanno superato i 90 anni, ma il loro ruolo di eroine resta ancora sconosciuto, in parte anche a causa della negligenza da parte del governo sud coreano nel promuovere e far conoscere le loro gesta.
Tra i 400.000 soldati che hanno preso parte alla guerra di Corea, 2554 erano donne. Il Ministro per i Patrioti ed i Veterani ha dichiarato che le donne che hanno prestato servizio nella Guerra di Corea contro la Corea del Nord sono state almeno 2554, 461 quelle che hanno preso parte alla Guerra del Vietnam. 11 sono state le donne che hanno combattuto in entrambe le guerre, raggiungendo un totale di 3026 soldatesse coinvolte in questi conflitti (dati aggiornati al 2019).
La prima soldatessa ad entrare in guerra fu Kim Myŏng-ja, oggi 89enne, al tempo in cui si offrì volontaria per combattere aveva solo 19 anni. Ospite per il programma «Eye Contact” ha rivelato: La nazione era sull’orlo della fine, non potevo ignorare ciò solo perché donna! (…) La situazione era drammatica, tanto che iniziarono a reclutare donne come soldatesse volontarie, decisi così di offrirmi (…) abbiamo ricevuto lo stesso addestramento degli uomini».
Anche Jang Hye-jŏng, coetanea di Kim Myŏng-ja, a soli 19 anni ha iniziato a prestare servizio nel 18° reggimento ospedaliero come infermiera, dove ha curato molti suoi coetanei, studenti diventati soldati.
Un’altra loro coetanea, Park Su-hyang, ha a sua volta abbandonato la sua città natale per unirsi al primo reggimento dei servizi segreti, dove ha studiato la forza bellica e gli equipaggiamenti del nemico.
La generalessa Yi Jŏng-suk organizzò nella contea di Anak, nel Hwanghae, il reggimento di Soha, mettendosi a capo di un gruppo di più di 70 guerriglieri, ai quali si unirono dei contadini, per combattere contro le truppe nord coreane.
L’infermiera Pak On-sŏn, oggi 89enne, entrò in guerra quando aveva 18 anni ed arrivò ad usare persino il proprio sangue per le trasfusioni di cui necessitavano i militari feriti.
Ma oltre a loro sono ancora tante le eroine della Corea di cui non si ha memoria.
Secondo uno studio pubblicato dal SMI (Istituto per la gestione della sicurezza nazionale), donne hanno preso parte nella Guerra di Corea, e tra le truppe inviate in Vietnam, sia nel corpo sanitario che in vari reggimenti dell’esercito, dall’aeronautica, alla marina, ed anche tra le forze di terra. Anche molte civili si sono unite agli studenti volontari, tra i guerriglieri ed il corpo sanitario per dare il loro contributo sul fronte.
Non esistono differenze di genere quando si protegge la propria nazione. Tuttavia non esiste un ente che si occupi di far conoscere le gesta delle veterane di guerra donne, e così la loro memoria sta svanendo. Il 21 giugno lo Yŏsŏng Shinbun ha intervistato il rappresentante del Ministero dei Patrioti e dei Veterani di Guerra che ci ha ribadito l’assenza di una carica nel loro ente che svolga il ruolo di ricerca e riconoscimento dei meriti delle veterane di guerra.
Tuttavia iniziative per portare alla luce le storie ed i meriti delle donne soldato sono state portate avanti da comuni cittadini. Nel 2018 il club di studenti universitari chiamato Jaju ha indetto una raccolta fondi per le veterane che hanno preso parte alla Guerra di Corea. Hanno inoltre lanciato il progetto Herstory; la storia di quelle donne che non conoscevamo per il quale hanno prodotto e venduto specchietti tascabili ed orecchini, il ricavato delle vendite è andato ad incrementare le donazioni. Nello stesso anno un altro gruppo di studenti universitari chiamato Utori ha lanciato un progetto analogo. Utilizzando il logo del gruppo delle donne soldato volontarie hanno prodotto delle bottiglie per l’acqua, il ricavato della loro vendita è stato donato alle veterane. I membri di Utori hanno inoltre tenuto delle lezioni sulla storia di queste donne nelle scuole elementari e portato avanti campagne di sensibilizzazione lungo le strade della città.
Lo Yŏsŏng Shinbun ha inoltre intervistato una veterana di guerra, addestrata presso la scuola di fanteria di Gwangju, la quale ricordato le terribili condizioni del suo servizio militare «Siamo state addestrate come gli uomini, ma non avevamo uniformi quindi dovevamo usare quelle maschili, tagliandole ed adattandole ai nostri fisici. Non avevamo nemmeno letti e dovevamo usare delle brandine. È stata molto dura. Essendo bassa di statura non potevo che trascinare le armi. Le esercitazioni erano così faticose per me che ogni notte piangevo nel bagno».
La veterana ha poi denunciato l’ingiusta situazione di povertà nella quale versano oggi queste ex eroine di guerra: «Le veterane si sono offerte volontarie per entrare in guerra a supporto della loro nazione, ma una volta lasciato l’esercito non hanno trovato alcun posto dove lavorare. Essendo entrate nell’esercito in giovane età non hanno potuto completare gli studi, nella nostra nazione, dove senza un buon titolo di studio è difficile persino per gli uomini trovare lavoro, come avrebbero potuto le donne? I 340.000 won (circa 300 euro) che riceviamo ogni mese dallo stato finiscono non appena mettiamo piede in un ospedale. Quasi nessuna di noi possiede una casa, viviamo in affitto. Siamo abbandonate a noi stesse, non esiste nemmeno un piano di supporto per i veterani in età senile».
A causa dei pregiudizi della società sulle donne soldato, alcune veterane hanno tenuto nascosta la loro partecipazione nella guerra di Corea. Un documentario della KBS ha rivelato la storia di una veterana che ha nascosto per tutta la vita la sua partecipazione alla guerra, persino ai propri figli. Negli anni che hanno seguito la fine del conflitto queste donne hanno vissuto con il terrore di rivelare la loro partecipazione nella difesa della nazione a causa dei pregiudizi che la società aveva sulle donne soldato, pregiudizi che le raffiguravano come poco di buono o come donne estremamente arcigne, e che potevano sfociare in veri e propri atti di violenza nei loro confronti. Per giunta, nessuna famiglia avrebbe accolto con gioia una nuora con un passato nell’esercito.
È inaccettabile che delle persone che hanno messo a rischio la loro vita per il bene della nazione abbiano dovuto soffrire tanto solo perché donne, e che non abbiano potuto ricevere il giusto riconoscimento dallo stato. Non possiamo che sperare che l’attuale amministrazione di Moon Jae-in riconosca il problema e si muova per dare a queste donne il ringraziamento e l’aiuto che meritano.
Fonte:
http://www.womennews.co.kr/news/articleView.html?idxno=213025