Sarebbe riduttivo inquadrare il Taekwondo come lo sport nazionale coreano. Il Taekwondo, infatti, accoglie in sé le radici dell’identità culturale coreana e la sua necessità di riconoscimento da parte del mondo esterno. Al termine dell’occupazione giapponese, le numerose scuole di karate presenti nel territorio coreano avviarono un naturale processo di distaccamento dalla disciplina giapponese fino a giungere a una filosofia e un sistema di tecniche originali confluiti nella nuova arte marziale: il Taekwondo per l’appunto.
Ti conosciamo come il Maestro Kang del corso di Taekwondo dell’Istituto Culturale Coreano di Roma, prima però di iniziare a parlare di Taekwondo ci piacerebbe sapere qualcosa di più su di te, Hyeon Wook.
Ciao Claudia, vorrei iniziare con un saluto a tutti i lettori di viaggioincorea.it; mi presento: sono Hyeon wook Kang, maestro di Taekwondo dell’Istituto Culturale Coreano. Nato a Roma da genitori coreani, ho sempre vissuto in Italia, ho studiato ingegneria meccanica, sempre a Roma e dal 2005 sono atleta della nazionale italiana di Taekwondo nel settore Poomsae (품새 o forme). Proprio grazie all’esperienza maturata e al protocollo d’intesa tra l’Ambasciata Coreana in Italia e la Federazione Italiana Taekwondo (FITA) rivesto il ruolo di maestro all’Istituto dal 2017.
Come e quando ti sei avvicinato al Taekwondo? Hai dei ricordi specifici legati all’inizio del tuo percorso in questa disciplina?
Se dovessi associare l’inizio della pratica del Taekwondo con qualcosa di specifico, senza dubbio questa sarebbe la figura di mio nonno; fu proprio lui ad iscrivermi al mio primo corso di Taekwondo in Corea durante le vacanze estive (eh sì! in Corea si pratica la disciplina 12 mesi l’anno). Successivamente nel 1996, sempre mio nonno trovò una palestra a Roma, durante una visita: il Centro Taekwondo Ostiense e per di più nel mio quartiere. Le parole di mio nonno furono: “da coreano è giusto che tu impari le basi del Taekwondo”.
La parola Taekwondo si compone di tre termini – 태=calciare con i piedi, 권 = colpire con i pugni e 도= arte/metodo – e letteralmente significa l’arte dei calci e dei pugni. Qual è la definizione più semplice per spiegare il Taekwondo a chi, come me, non lo ha mai praticato?
La descrizione da te data è quella “accademica”, il termine è stato coniato negli anni 60 dopo aver riunito i diversi Kwan (관), ovvero le diverse “scuole” di arti marziali coreane. Da allora, il Taekwondo si è evoluto continuamente e vorrei descriverlo come: sport olimpico e arte marziale più praticata al mondo, caratterizzata dall’uso dei calci e principale rappresentante delle arti marziali coreane e della Corea stessa.
Mi viene da dire che, come in ogni settore, gli anni di esperienza affinano il significato di ciò che facciamo. In che misura vale anche per il Taekwondo?
Posso riproporvi ovviamente, la mia esperienza personale: il Taekwondo è stato inizialmente uno sport che frequentavo come molti frequentavano il nuoto o la scuola calcio. Negli anni, lo sport si è evoluto in passione con i relativi sacrifici: si rinunciava ad uscire con gli amici o si riempiva il fine settimana con gli allenamenti. Lo step successivo si raggiunge quando tutto quello che il Taekwondo ti ha dato: amici, esperienze, sorprese, soddisfazioni e delusioni, cerchi di trasmetterlo ai tuoi allievi o nel mio caso molto più fortunato all’intero movimento.
Senza dubbio anche il taekwondo, in qualità di simbolo dell’unicità culturale coreana, gioca un ruolo fondamentale all’interno del più ampio fenomeno della Korean Wave o Hallyu. Che impatto ha avuto e continua ad avere quest’arte marziale nel processo di diffusione della cultura coreana in Italia?
Penso che il Taekwondo sia stato uno dei precursori della Korean Wave; la diffusione della disciplina iniziò a metà del secolo scorso; ad esempio venne insegnato alle truppe americane nel dopo guerra e poi cavalcando l’onda delle produzioni cinematografiche degli anni 60 e 70, permettimi la battuta: all’epoca tutti volevano essere Bruce Lee. Di seguito con i Giochi Olimpici di Seoul 88, dove il Taekwondo venne inserito come sport dimostrativo tutto il mondo e non solo i praticanti ebbe, la possibilità di approcciarsi al Taekwondo, la stessa cosa vale per Barcellona ’92 dove il Taekwondo era sempre presente come sport dimostrativo. Tutto ciò che ne è seguito, con la diffusione dei marchi automobilistici e di elettronica è sicuramente storia più recente.
Cortesia, integrità, perseveranza, autocontrollo e spirito indomito sono i cinque principi fondamentali del Taekwondo. Puoi spiegarci meglio la filosofia su cui poggia questa disciplina e in che modo può essere applicata nella vita di tutti i giorni?
Questi 5 principi non solo, sono quelli fondamentali del Taekwondo ma sono insiti nella cultura coreana; dal punto di vista della cultura occidentale sono sicuramente famigliari ma è facile percepire come l’attitudine asiatica elevi questi principi. Il taekwondoin (colui che pratica il Taekwondo) vive un percorso di crescita basandosi su queste fondamenta già dal primo giorno in cui entra nel Dojang con il primo saluto (inchino) al Dojang stesso in segno di rispetto.
Il taekwondo è considerato anche uno sport, essendo anche disciplina olimpica dal 2000. In che modo pensi la pratica agonistica abbia influenzato l’insegnamento della disciplina, negli aspetti di autodifesa e come esercizio di meditazione e crescita?
Come già detto, l’inclusione del Taekwondo tra le discipline olimpiche ha segnato profondamente l’evoluzione tanto da diventarne caratteristica fondamentale.
Nell’ultimo decennio c’è stato un vero e proprio boom delle arti marziali miste, e come abbiamo visto in tristi fatti di cronaca nel nostro paese, utilizzate per offendere persone inermi. Quali pensi siano le responsabilità dei maestri di MMA in queste situazioni e cosa credi manchi nell’insegnamento di questa disciplina?
Ho profondo rispetto per tutti i praticanti delle arti marziali e sport in generale e sono convinto che non ci siano responsabilità dirette dei maestri e/o di arte marziale studiata per i fatti di cronaca citati. Sono ancor più convinto che le responsabilità siano dei singoli individui. Se posso proporvi un’analogia con fatti di cronaca più comuni: non possiamo associare i pirati della strada a tutti gli automobilisti o a chi ha insegnato loro a guidare.
Hai esperienza in altre arti marziali, o quali ti interessano e vorresti provare?
Ho un caro amico con cui ho fatto alcune lezioni di Kick Boxing nella palestra dove insegna e un altro che insegna la Muay Thai; ho trovato la kick molto interessante perché simile nell’utilizzo degli arti inferiori (colpi con le ginocchia escluse; parte del corpo non utilizzata nel Taekwondo) ma la parte più interessante è stato l’allenamento degli arti superiori utilizzati in quantità maggiore.
L’attuale emergenza sanitaria ci ha costretto a rimodulare il nostro tempo e il nostro spazio, fisico e sociale. Cambiamenti che ci hanno portato alla ricerca di nuovi equilibri. Come stai affrontando questo periodo anche rapportato alla pratica e all’insegnamento?
L’inizio del lockdown personalmente è stato molto traumatico, il passare dalla frenesia del mio lavoro, le lezioni all’Istituto e i miei allenamenti allo stare in casa è stata una grossa sfida. Fortunatamente sono riuscito ad adattarmi; lo stesso adattamento che abbiamo portato con le lezioni all’Istituto Culturale Coreano con oltre un anno di contenuti video fruibili a tutti e non solo ai frequentanti iscritti al corso di Taekwondo. In fondo, voi stessi di viaggioincorea.it avete esordito dicendo che mi avete conosciuto tramite i corsi dell’Istituto Culturale Coreano… 😀
In questo momento parlare di progetti suona azzardato, eppure non farlo equivale a privarsi del futuro. Puoi dirci qualcosa su prossime partecipazioni a manifestazioni/competizioni sportive o progetti che vorresti realizzare?
A livello globale, il Taekwondo ha risposto in maniera positiva alle competizioni sportive annullate a livello globale con numerose gare online, dando grande spazio al Poomsae. Questo 2021 ha visto timidi tentativi di ripresa delle competizioni di combattimento ad alto livello dal vivo. Esempio di poche settimane fa è la Qualificazione Olimpica continentale tenutasi a Sofia, dove un altro atleta italiano ha strappato il pass per Tokyo 2020(ne): Simone Alessio. La federazione mondiale Taekwondo (“World Taekwondo”) ha in corso una competizione che durerà l’intero anno per le forme e in particolare la categoria a cui appartengo (under 40) parteciperà nel mese di settembre. Notizia ancor più recente che mi riguarda, è la conferma del ritorno sui veri campi di gara per il Campionato Europeo Poomsae per il prossimo novembre.